GUADAGNARE TEMPO PER GESTIRE LA CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA
Le moratorie e le garanzie statali sul credito bancario hanno consentito alle imprese di stare a galla e a molte di non chiudere i battenti.
Tuttavia le moratorie non potranno essere infinite (anche se già si parla di portarle al 30 giugno 2021), né la cassa integrazione potrà essere prorogata più di tanto, e nemmeno potranno essere sospesi sine die il codice delle crisi di impresa e le altre norme tributarie, civilistiche o fallimentari.
In questo tempo sospeso, che la ripresa della epidemia sembra voler dilatare senza fine, tante aziende specie nel settore dei servizi (ristorazione, turismo, divertimento, cultura) nonostante ristori e rinvio di impegni dovranno decidere di ristrutturarsi o chiudere i battenti con riflessi occupazionali e sociali di immensa portata.
Ancora una volta è essenziale in un’economia evoluta e civile non lasciare le imprese sole e in balia di persuasori occulti di facili soluzioni o di spregiudicati operatori economico-finanziari che nella palude delle crisi aziendali spesso forniscono soluzioni che tracimano nell’illegalità.
Occorrerà agire per tempo prima dell’avvio di procedure concorsuali: commercialisti, associazioni di categoria e banche sono dunque chiamati a fare uno sforzo d’intervento straordinario che esca dagli schemi normalmente utilizzati pre-Covid.
Ci sono ipotesi che arrivano a stimare per il 2021 un accumularsi di crediti cosiddetti UTP (Unlikely to pay), acronimo inglese per definire i crediti di lento e difficile realizzo, per l’importo di circa 80 miliardi di Euro.
In questa fase, che precede i crediti in vera e propria sofferenza (Npl -Non performing loan), il lasso di tempo concesso dagli interventi statali serve per cercare di salvare il salvabile con occhio privilegiato alla produzione e all’occupazione rispetto ai creditori, anche se bisogna tener presente che comunque il rallentamento o storno dei pagamenti ha in ogni caso un effetto domino in economia di mercato.
Bisogna puntare su risanamenti aziendali rapidi, spesso ricorrendo a dolorose ristrutturazioni oppure a fusioni fra piccole realtà dello stesso mercato o accordi di filiera, lasciando perdere pasticciate operazioni di facciata o semplici operazioni di rivalutazione degli immobili in grado solo di allungare l’agonia.
Purtroppo la storia insegna che sulle disgrazie aziendali prospera un fiorente, seppure oscuro, mercato delle spoglie, nel quale lavoratori e fornitori sono i soggetti più deboli soprattutto se i titolari d’azienda si affidano ad operatori spregiudicati ed attratti dal loro tornaconto.
E’ il momento per i titolari d’azienda di apportare nuovo capitale per resistere e affidarsi a management esperto in crisi aziendali o passare la mano a nuovi titolari o azionisti usando bene il tempo concesso dalle moratorie e dalle garanzie statali, prima di mettere in definitivo pericolo le proprie aziende rimanendo inerti o peggio ancora attuando scelte avventate.