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Banche nella bufera 

2015-12-14 00:00:00.0000000

BANCHE NELLA BUFERA

 

Basta truffe e truffati, si sente la necessità di una seria riforma del sistema creditizio ma soprattutto di controlli stringenti ed efficaci. Stop d’ora in poi alla vendita di titoli tossici ed in particolare obbligazioni subordinate allo sportello, titoli riservati solo agli investitori istituzionali e professionali.

Stiamo ai fatti, le quattro banche salvate erano da tempo sostanzialmente fallite.

Il salvataggio è stato pagato con i soldi di tutte le altre banche italiane, comprese le popolari in difficoltà, come Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, e le Banche di Credito Cooperativo. Il sistema bancario italiano ha sborsato ben 3,8 miliardi di € evitando che fosse lo Stato con denaro pubblico e quindi con le tasse a provvedere. Il tutto è stato fatto sostituendo tutti i managers ed in alcuni casi irrorando anche delle multe, salvaguardando gli interessi di un milione di correntisti, duecentomila imprese e 6 mila posti di lavoro. Si poteva fare meglio, certo.

Si poteva intervenire prima, utilizzare il Fondo interbancario di Garanzia peraltro non utilizzabile secondo l’U.E., perché considerato una forma di aiuto di stato, esercitare in passato controlli preventivi più stringenti. Certo, infatti le nuove regole europee sui salvataggi delle banche erano note già dal 2013, la normativa era stata approvata da tutti i nostri partiti in Europa, che si svegliano solo ora, insomma si poteva negoziare prima e meglio con Bruxelles, dato che attualmente senza l’ assenso della UE non si può più improvvisare qualsivoglia operazione di salvataggio, compreso quelle delle nostre banche regionali in difficoltà come Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. E’ quantomeno singolare che a lamentarsi delle regole che sono intervenute, il così detto bail-in, di cui abbiamo parlato nella precedente Newsletter, siano gli stessi legislatori che le hanno approvate.

Casomai il rimpianto può essere quello di non aver imitato la Spagna nella sua riforma bancaria utilizzando i fondi Ue nel 2012, forse in quegli anni le regole dell’Unione Bancaria andavano negoziate con più attenzione, chiedendo maggiore attenzione per la particolarità del credito in Italia. Resta il fatto che ora la crisi della banche lascia sul tappeto tre grossi problemi:

- il contenzioso con Bruxelles sul presente e sul passato (Spagna e Germania hanno salvato il sistema bancario con grosse iniezioni di denaro pubblico, cosa ora proibita all’Italia);

- i risparmiatori che si sentono ingiustamente penalizzati dalle nuove regole, per non dire truffati;

- il problema dei controlli sul funzionamento delle banche.

Sono problemi che si intrecciano e che obbligano ad una riforma del sistema creditizio che andava fatta prima, ma che ora non è più procrastinabile.

Un  fondo per i risparmiatori che non sono speculatori e che rischiano i risparmi di una vita è d’obbligo, sulla scia dell’esperienza spagnola, comprendendo anche quei risparmiatori che hanno investito in Banche popolari e Bcc convinti da dirigenti e funzionari bancari privi di senso del limite e di un minimo di senso etico.

Chi ha investito ingenti importi in titoli delle Banche Popolari o era un pazzo o è un truffato, convinto dalla forza della relazione e della fiducia sui funzionari di banca, che in molte zone prevale rispetto alla prudenza che consiglia il frazionamento del rischio. Infatti siamo convinti che aperta la strada con tale Fondo per il ristoro dei risparmiatori - obbligazionisti possessori di titoli subordinati, delle 4 banche fallite, successivamente lo stesso procedimento dovrà essere usato per i sottoscrittori dei titoli delle nostre banche popolari. E’ vero che in questo caso siamo in presenza di quote sociali, giuridicamente con più alto tasso di rischio, ma il contesto socio-economico è equivalente secondo noi.

Un accordo con Ue che riguardi la messa in comune della salvaguardia dei depositi, è ostacolata dalla Germania. Un accordo con la Bce sull’eccesso di regolamentazione che colpisce il sistema bancario sul versante dei crediti in contenzioso (difficoltà a creare la Bad Bank su cui scaricare i crediti insoluti) e sul trattamento dei titoli di Stato in portafoglio (passati in pochi anni da 100 miliardi di € a 400 miliardi di Euro). Accordi che servono a rilanciare le banche efficienti ed un sistema del credito ancora asfittico.

Infine una maggior e stringente vigilanza preventiva sulle banche e sulla loro governance e sulla loro organizzazione interna, obbligando la dirigenza ad una gestione più trasparente e a remunerazioni legate ai risultati. Pertanto da subito stop alla vendita allo sportello di bond subordinati e alla prassi di concedere credito solo ai soci e quindi solo qualora si acquisti un pacchetto minimo di titoli della banca in questione.

Lo Stato in passato ha salvato tutti, banchieri compresi, ora la nuova regolamentazione deve costringere a rispondere dei risultati e a pagare di persona per i comportamenti non solo truffaldini ma anche omissivi.