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Bassa Produttività e pericolo di declino irreversibile 

2016-11-21 00:00:00.0000000

BASSA PRODUTTIVITA’ E PERICOLO DI DECLINO IRREVERSIBILE

La produttività dell’Italia è cresciuta negli ultimi 20 anni del 5%. Negli Usa di 8 volte di più: 40%. In Francia, Gran Bretagna e Germania 6 volte di più. Anche Spagna e Portogallo hanno fatto meglio: 15% e 25%. Differenze straordinarie.

Rispetto agli anni novanta la produttività ha rallentato in molti paesi, ma l’Italia ha fatto il risultato peggiore rallentando più di tutti.

Qualcuno potrebbe obiettare che in Italia l’economia sommersa può falsare i dati, sebbene le recenti riforme sul mercato del lavoro come la decontribuzione per i nuovi assunti, l’allargamento dell’uso dei voucher avrebbero dovuto ridurre il lavoro nero nelle imprese.

Le cause sono note e molteplici.

Il nanismo delle imprese italiane: è normale che le imprese nascano piccole, ma poi fisiologicamente dovrebbero aumentare di dimensione per sfruttare economie di scala e specializzazione dell’utilizzo della forza lavoro. Non lo hanno fatto e la produttività ristagna.

La proprietà delle imprese italiane che per l’86% è a gestione familiare. Anche in Germania la gestione familiare arriva al 90%, tuttavia solo il 30% viene gestito da membri della famiglia mentre in Italia lo è quasi il 70%. Varie ricerche dimostrano che le imprese a gestione familiare sono meno produttive e rimangono in media più piccole a causa della tendenza a tenersi tutto in famiglia.

L’insufficiente sviluppo dei nostri mercati finanziari e la crisi del “sistema” bancario che ha frenato gli investimenti in innovazione e sviluppo

La mancanza  di ricambio. Le imprese meno produttive non sono uscite dal mercato, lasciando spazio alle altre: il nostro sistema di protezione sociale, fortemente difeso dai sindacati, ha preservato il posto di lavoro anziché il lavoratore. Non si è tutelato il disoccupato in attesa di ricollocarlo in imprese più produttive, bensì si è rallentata la dichiarazione di decozione delle imprese, occupando gli imprenditori, illusi di restare i piedi comunque, nei corridoi dei ministeri e negli incontri con associazioni di categoria attraverso cui cercare protezioni dalla concorrenza (a mezzo di contributi)  o peggio favori.

Il ritardo con cui si è preso coscienza della rivoluzione informatica. Molte imprese hanno perso gli anni migliori dell’innovazione tecnologica e ora si trovano terribilmente in ritardo (soprattutto le p.m.i.).

Infine un sistema scolastico ed universitario squilibrato rispetto alle esigenze della modernità. Lo scorso anno ancora il 40% degli universitari si è laureata in materie umanistiche e solo il 29% in ingegneria, chimica, biologia e affini discipline scientifiche.

Lasciamo per ultima l’asfissiante burocrazia, che per la verità colpisce tutti i paesi Europei e l’UE stessa, ma l’Italia nelle graduatorie sulla facilità di fare “business” è sempre in coda.

Dopo il 4 Dicembre, al di là del risultato referendario, se non si interverrà con le riforme ed i correttivi dei mali sopra indicati in modo più incisivo, l’Italia sarà destinata ad un declino che può diventare irreversibile, come la storia degli ultimi anni sta indicando.