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PiĆ¹ credito e strategie per le Pmi  

2018-04-27 00:00:00.0000000

 Più credito e strategie per le Pmi 

Le Pmi sono da decenni croce e delizia dell’economia italiana: fra esse si annoverano molte perle del manifatturiero, capaci di innovare anche in nicchie impensate e di registrare risultati straordinari sui mercati globali.

Nel suo complesso però, il mondo delle Pmi simbolizza la scarsa produttività italiana, dato che nella coda lunga della distribuzione dimensionale delle imprese se ne nascondono alcune incapaci di remunerare adeguatamente il capitale immobilizzato.

Per spiegare il perché di questo singolare connubio si sono da sempre tirate in ballo da un lato la lunga traiettoria dell’industrializzazione italiana, l’eccellente tradizione artigiana, lo stimolo di una domanda esigente, la diffusione dell’imprenditorialità sia individuale che distrettuale e dall’altro, il familismo, l’insufficiente investimento manageriale, la ritrosia a cedere proprietà e controllo, l’inefficienza del settore servizi, le deficienze infrastrutturali e istituzionali.

L’attuale ripresa economica italiana, sebbene contrastata, consente di guardare propositivamente al binomio dimensioni-produttività del sistema. Nel Rapporto sulla competitività dei settori produttivi, l’Istat evidenzia che anche tra le Pmi è in recupero la spesa in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto, nonché continuano a crescere gli investimenti immateriali (seppur in ritardo rispetto all’Eurozona).

Tra i soggetti chiamati a far la propria parte ci sono il sistema bancario e finanziario, come e più degli altri. In un mondo che va dal fintech ai big data, sarebbe ingenuo riproporre modelli datati di politiche industriali basate sul credito agevolato e gli incentivi fiscali. Si auspicano invece nuove soluzioni di mercato che amalgamino l’attività tradizionale di erogazione al credito valutando il merito, con l’orientamento strategico a sostegno di sviluppo e crescita, con particolare enfasi su tre dimensioni sulle quali si giocherà la futura competitività globale.

La prima è quella della digitalizzazione, di cui l’Istat certifica il divario Italiano che fatica a colmarsi. Una banca competente e vicina all’impresa può essere decisiva per fare il salto verso Industria 4.0.

La seconda è il ritardo che anche le Pmi più competitive hanno ad adeguarsi sul piano patrimoniale, organizzativo e tecnologico alle sfide della globalizzazione (partecipazione alle catene globali).

 Il terzo tema è quello della sostenibilità: infatti esiste una relazione virtuosa tra comportamenti responsabili, crescita della produttività e profilo di rischio reputazionale. Anche in questo caso , la banca ha credibilità ed interesse per convincere le Pmi che doing good è funzionale a doing well.

Operando in questo senso sarà possibile ridurre la fragilità finanziaria delle pmi, consentendo loro di crescere e creare occupazione.