BANCHE, SI RIAPRE LA CACCIA AI CONTI DEPOSITO
L’incertezza dei mercati e l’instabilità delle borse favoriscono gli investimenti più liquidi e meno rischiosi.
Pertanto risparmiatori e banche sono tornati a guardare con maggiore interesse ai conti deposito.
Non si tratta di un fenomeno diffuso fra tutti gli istituti bancari come in passato, tuttavia che la raccolta di fondi da parte delle banche stia cambiando, lo confermano i dati stessi pubblicati ieri dal rapporto ‘Banche e moneta’ di Bankitalia aggiornato a dicembre: rispetto a 12 mesi prima le consistenze delle obbligazioni emesse dalle banche sono scese del 12% (56,8 miliardi di €) mentre l’ammontare dei depositi in conto corrente è cresciuto del 4,7% (1.109 miliardi).
Data la brusca frenata dell’economia italiana e la crescente percezione del rischio del Paese sui mercati, il mercato chiede cedole troppo elevate per il sistema bancario e le banche per il momento hanno rallentato le emissioni di bond.
Il naturale surrogato dei bond quindi diventa il conto deposito, che si rivolge a risparmiatori e famiglie, conto finora proposto da banche specialistiche come Che Banca, Banca Ifis, Widiba del gruppo Mps.
Tassi per vincoli da 6, 12 o 18 mesi, che vanno dal 1% al 1,8% in media, con punte fino al 2% lordo, come non accadeva da 3 anni a questa parte .
Le banche sono alla ricerca di liquidità alternativa e ci aspettiamo che questi primi segnali non restino isolati, ma siano solo degli ‘apripista’ di una tendenza destinata ad allargarsi a tutti gli istituti di credito presenti sul mercato.
Il destino degli istituti di credito resta collegato ai rendimenti dei titoli di stato italiani, massicciamente presenti nei loro portafogli. Un aumento dello spread sul Bund tedesco si traduce in modo quasi automatico in un sovrapprezzo che le banche pagano nel momento in cui decidono di raccogliere fondi attraverso l’emissione di Bond (nel 2019 scadranno titoli per 29 miliardi di €). Ciò ha spinto alcune banche a rimandare le emissioni e cominciare a “valutare il piano B”: accelerare sulla raccolta attraverso i conti deposito.
Pertanto suggeriamo alle aziende liquide di cominciare a valutare tale prodotto in appoggio al conto corrente che non consente rendimenti apprezzabili. Il conto deposito infine potrebbe essere in tempo di ampie fluttuazioni dei mercati una valida alternativa ai Pac e ai fondi di investimento proposti dalle banche quale accantonamento prudenziale del Tfr. Rispetto ai fondi di investimento, che comunque anche quando sono solo obbligazionari hanno insito il rischio dell’andamento positivo o meno dei bond in cui investono, i conti deposito sono molto più liquidi e la remunerazione ora comincia a farsi più interessante.