UNA CONTRADDIZIONE CHE VA SPIEGATA: IL PIL STAGNANTE E L’OCCUPAZIONE CHE MIGLIORA
Se l’occupazione sale e il Pil è fermo i nuovi assunti dove vanno a finire ?
Sembra di capire che la maggiore occupazione viene dai servizi mentre la manifattura sta segnando il passo.
Si tratta però di un incremento costituito di part–time involontario fatto da più persone che lavorano mentre non sembrano in aumento il numero delle ore lavorate. Si è arrivati ai mini-job senza averlo deciso che proliferano nel settore terziario, peraltro ad alta intensità di lavoro ma a basso valore aggiunto. Possiamo definirlo con una battuta terziario mediterraneo fatto di tanta ristorazione fuori casa, affitti via Airbnb, servizi turistici low cost, logistica ed e-commerce, occupazioni stagionali fino a scivolare nel sommerso.
La nostra industria medio-grande finora reduce da clamorosi successi nell’export, da mesi invece è alle prese con la trasformazione digitale, le turbolenze commerciali legate alle politiche di Trump, il rallentamento dell’economia tedesca legata al settore dell’automotive che finora era stato un traino per la manifattura Lombarda e Veneta. Quindi la produzione rallenta e ciò ha un’incidenza sul Pil ancora importante.
Diverso è il tipo di sofferenza delle Pmi, con un sistema che va alla spicciolata. Chi era riuscito a tenersi agganciato ai grandi sistemi di fornitura aveva guadato il fiume della crisi del 2008-2015. Nel frattempo alcune imprese sono state in grado di affacciarsi ai mercati esteri da sole o in partnership, le altre invece risentono ora della flessione degli ordinativi mondiali ed europei delle imprese medio-grandi a capo della filiera. All’ultimo gradino, ed è la maggioranza, sono rimaste le pmi che debbono affrontare la stasi dei consumi, la concorrenza dei prodotti cinesi e l’esigenza di migliorare comunque le produzioni per stare sul mercato. Quindi il settore della manifattura viaggia a macchia di leopardo e complessivamente sta rallentando il suo apporto al Pil.
Aggiungiamo infine che i problemi di economia globale e le incertezze sulla situazione del paese sia dal punto di vista dell’equilibrio finanziario che dell’applicazione delle regole hanno contribuito a rallentare gli investimenti esteri nel paese.
Ecco spiegato perché il sistema paese, peraltro suddiviso fra Nord e Sud e con zone più o meno performanti come la città di Milano o la città di Roma, presenta questa contraddizione tra un Pil stagnante e un’occupazione che tiene e sembra migliorare.
Purtroppo il rischio che permane è quello che la stasi del Pil prima o dopo contagi anche la situazione dell’occupazione, per il momento tenuta in piedi con tanta flessibilità e spirito di adattamento da imprese resilienti e lavoratori disponibili, ma per quanto può durare?