APPELLO CONGIUNTO DI BANCHE E IMPRESE SULLA LIQUIDITA’
Oltre dieci organizzazioni imprenditoriali, Confindustria, Abi, Alleanza delle Coop, Casartigiani, Claai, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confedilizia, Confesercenti, Confetra, Confimi Industria, hanno scritto due lettere, una alle istituzioni europee e una a quelle italiane, mettendo nero su bianco forti richieste per garantire ancora la necessaria liquidità alle imprese e ottimizzare la disciplina attuale del Quadro Temporaneo sugli aiuti di Stato a seconda dell'evolversi della situazione.
La crisi sanitaria si sta prolungando e incide negativamente sulla ripresa. Una condizione «grave» che ha impatti economici e sociali evidenti. Viene quindi richiesto di estendere il limite di sei anni della garanzia pubblica a non meno di quindici: ciò consentirebbe alle imprese di diluire l’impegno finanziario e contare su più risorse al momento della ripresa.
Inoltre le banche devono poter concedere altre moratorie e prolungare quelle in essere, senza l'obbligo di classificazione del debitore in forborne o addirittura in default, riattivando la flessibilità che l'Eba aveva concesso agli istituti di credito Ue all'inizio della crisi economica.
Un fronte compatto di fronte all'emergenza liquidità, per evitare che le aziende perdano capacità produttiva e, finita l'emergenza, abbiano le capacità, anche finanziarie, di ripartire.
«Il massiccio ricorso ai prestiti bancari assistiti da garanzie pubbliche ha determinato un aumento eccessivo del peso del debito delle imprese misurato in anni di cash flow necessari per ripagarlo. Nella manifattura c'è stato un balzo da 2,2 anni in media nel 2019 a 5,4 nel 2021, con situazioni più complesse in alcuni settori e nei servizi», spiega Emanuele Orsini, vice presidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco. Sulla liquidità si potrebbe intervenire a suo parere sin dal prossimo Dl Sostegni, anche con misure di carattere fiscale come il recupero dell'Iva sui crediti non riscossi.
«Sarà poi necessario avviare un piano strategico a medio termine per favorire la patrimonializzazione e la crescita dimensionale delle imprese».
Anche per il direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, «le misure di maggiore flessibilità sono necessarie. Le banche sono obbligate a rispettare le regole, i margini che hanno a disposizione per venire incontro ai clienti sono molto stretti. Serve un passo in più per evitare un aumento dei crediti deteriorati, che significherebbe maggiori difficoltà per le imprese e l'erogazione del credito».