Siamo sicuri che l’inflazione sia solo transitoria come dicono le Banche Centrali?
Intanto la Fed qualche segnale di aumento dei tassi l’ha dato, mentre la Bce continua a tenere il tappo ai tassi di interesse, garantendo liquidità ai mercati.
L’aumento dei costo della materie prime, la difficoltà a trovare microchip per l’automotive e le industrie elettroniche, il continuo aumento dei noli marittimi per carenza di container e intasamento dei porti asiatici, l’aumento dei prezzi dell’energia -gas in testa- (causa accaparramento cinese) e recentemente dei generi alimentari sugli scaffali, sono tutti segnali derivanti dall’economia reale che i prezzi nel mondo si stanno riscaldando. E in questo quadro di pericoli per lo sviluppo si innesta il costo della transizione ambientale che comunque nel prossimo decennio dovrà essere sostenuto dalle economie più sviluppate, Italia compresa.
Questa inflazione viene solo dai colli di bottiglia nell’economia reale, generatisi dallo sviluppo economico tumultuoso post il periodo più acuto di lockdown, o anche dall’enorme creazione di denaro posto in atto dalle banche centrali negli ultimi due anni che può aver generato l’attuale pressione sui prezzi?
Le borse salgono da tempo, il mercato obbligazionario, a cui molte imprese di medio-grandi dimensioni si rivolgono in alternativa al credito bancario, non conosce limiti alla sua espansione a tassi convenientissimi, l’ottimismo sui dati del Pil in Ue ed in Italia in particolare, fanno temere sempre meno l’inizio di un’inversione di tendenza e gli effetti di un eccessivo indebitamento.
Tutti segnali positivi che fanno a pugni con quelli negativi sopra esposti.
Eppure a costo di passare per Cassandre, temiamo che gli stimoli di cui hanno goduto in tutto il mondo le economie di mercato con l’enorme liquidità immessa dalle Banche Centrali possano finire prima del previsto proprio a causa dell’aumento delle pressioni inflazionistiche che costringerà a rallentare le immissioni di liquidità ed ad aumentare i tassi.
La crisi in Cina del colosso immobiliare Evergrande è un segnale importante che potrebbe anticipare un rallentamento del Pil cinese con conseguenze importanti anche fuori dalla Cina (Usa-Ue oramai interconnesse).
I provvedimenti restrittivi introdotti dalla Dirigenza Cinese sono stati attuati per rientrare dalla bolla speculativa immobiliare, ma possono avere effetti duraturi sul trend di sviluppo economico della Cina. Sarebbe opportuno pensare, vista l’enorme rilevanza che l’economia cinese ha assunto nel mondo che si stia andando verso un periodo di così detta STAGFLATION (inflazione e rallentamento economico), già sperimentato in economia negli anni 70 del secolo scorso.
In presenza di un’inflazione tutt’altro che transitoria le banche centrali potrebbero comunque alzare i tassi e limitare il credito causando l’effetto collaterale di ridurre lo sviluppo.
Il tutto in presenza di provvedimenti mondiali di aumento dei costi energetici a seguito degli accordi per la limitazione della Co2 e le sue conseguenze sul riscaldamento del pianeta.
Una volta che finiranno gli stimoli economici in corso e le moratorie sul credito, le pmi - che sono di norma quelle più fragili e sostenute dal settore pubblico di tutti i paesi -, come sopporteranno un aumento dei costi energetici, dei tassi e in contemporanea una riduzione della liquidità disponibile?
L’inevitabile contrazione dei margini e la carenza di liquidità creditizia potrebbe generare all’inizio una ripresa dei Npl in banca, da cui una selezione ancor più rigida del credito da parte del sistema creditizio e l’innesco quindi di un domino di aziende in default.
Verificato quindi che l’attuale rischio macroeconomico più grande appare l’inflazione e che per domarla si cominci a limitare l’enorme liquidità immessa nei sistemi finanziari di tutto il mondo, e che i tassi aumenteranno nel prossimo biennio più velocemente del previsto, appare ragionevole aspettarsi che lo sviluppo economico possa essere rallentato per un periodo più o meno lungo.
Che fare? L’inflazione all’inizio è sempre un fenomeno positivo qualora sia transitorio e la percentuale limitata al 3 o 4 %. Ma alla lunga può portare ad un aumento del costo del denaro superiore agli effetti positivi derivanti dallo sviluppo dell’economia reale.
In tale contesto è fondamentale che i piani di investimento delle Pmi siano supportati da Business Plan conservativi con verifica attenta e prudenziale dell’indebitamento previsto e che i flussi finanziari necessari per rimborsare le rate relative (capitale più interessi) contemplino un incremento del costo del denaro accettabile ad evitare negli anni a seguire di trovarsi in obiettiva difficoltà di rimborso.