BREAK-UP (SPEZZARE LE GRANDI BANCHE CATTIVE)
(contro i monopoli bancari internazionali)
E’ormai chiaro che la causa dell’attuale crisi è l’eccesso di dimensioni delle banche (troppo grandi per fallire) e la straordinaria profittabilità dell’industria finanziaria mondiale che le ha permesso di catturare il processo politico.
La percezione che il sistema bancario internazionale e le grandi banche in particolare possano fare quello che vogliono è fondata sulla realtà.
Nessun banchiere è ancora finito in galera dopo la crisi, nessuno fin qui è stato incriminato per la manipolazione del Libor (London Interbank Offer Rate), tasso a cui sono legati la gran parte dei finanziamenti a tasso variabile.
Le cause miliardarie intentate possono risultare dei semplici trasferimenti da un gruppo di azionisti ad altri, ma intanto i banchieri emergono intonsi e spesso con buonuscite stratosferiche.
Come se ne esce?
Introducendo un nuovo elemento nell’analisi dei monopoli.
L’antitrust tradizionale comparava costi e benefici economici di una fusione, ma ignorava il potere addizionale della banca fusa. Il costo di tale distorsione, che si è tramutato in potere politico, ha prodotto un danno enorme per la regolarità del funzionamento dei mercati finanziari e messo a rischio il regolare funzionamento delle democrazie rappresentative.
Qui non si tratta di buttare via il bambino con l’acqua sporca, come vorrebbe una reazione istintiva anti-finanza in modo radicale .Abbiamo ora bisogno di più finanza per uscire dalla crisi. Ogni rivoluzione che ha voluto mandare via i banchieri, poco dopo è stata costretta a richiamarli quando gli ingranaggi dell’economia si erano inceppati.
Tuttavia come possiamo assistere al taglio delle pensioni e alla disoccupazione dilagante nel nome dello “spread”, se c’è anche l’ombra del dubbio che questo spread possa essere manipolato e che i mercati possano essere guidati?
La soluzione è quella di spezzare i mostri bancari formatisi in questi ultimi decenni.
I benefici saranno i seguenti:
Primo, aumenterà la competizione nel settore finanziario, riducendo il rischio di collusione e favorendo i consumatori.
Secondo, si ridurrà il potere del settore nei confronti dei regolatori (Fed, Bce, FMI etc.) e della politica, rendendo più facile per i giudici punire i banchieri devianti (mele marce). Una volta che le regole verranno fatte rispettare il senso di impunità si attenuerà e gli standard etici miglioreranno.
Terzo, spezzare le banche più grandi, dividendo le banche commerciali (quelle che accolgono i depositi dei cittadini e fanno prestiti) dalle banche di investimento (quelle che speculano), ridurrà il problema delle banche troppo grandi per fallire e diminuirà il rischio del contagio dei danni derivanti dagli investimenti speculativi sul sistema dei prestiti alle imprese e famiglie.
Non da ultimo, banche più piccole competeranno nel fare quello che sanno fare meglio: i prestiti, e sarebbe ora.
Questa visione si applica a livello internazionale, mentre a livello nazionale sono ben pochi i nostri gruppi bancari che hanno dimensioni da meritare l’attenzione dell’antitrust e della politica. Tuttavia il difetto di fare cartello accomuna tutto il sistema bancario italiano e su tale aspetto i regolatori, la politica e le associazioni di categoria dovrebbero vigilare maggiormente, spezzando atteggiamenti collusivi esistenti a danno di famiglie ed imprese.