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Prestiti in calo e aumenta il costo del credito 

2013-01-29 00:00:00.0000000

PRESTI IN CALO E AUMENTA IL COSTO DEL DENARO

Serve un patto fra banche e imprese

 

A novembre i prestiti alle imprese sono calati del 3,4%. A ottobre erano diminuiti del 2,9%. E’ da luglio 2012 che i finanziamenti alle imprese diminuiscono.

Non sarà particolarmente originale ma è nostro dover sottolineare ancora una volta che le difficoltà dell’economia reale dipendono anche dalle strozzature del credito e diventa urgente rimuoverne le cause.

E allora è una verità incontrovertibile che le Pmi si trovano da tempo di fronte ad un credito sempre più difficile da ottenere e al tempo stesso più costoso, nonostante la Bce abbia garantito maggiore liquidità per le banche.

Eppure segnali non diciamo di ripresa, ma di toni diversi rispetto al buio del passato si percepiscono:

-         scende lo spread rispetto al Bund e scendono i tassi sulla curva  dei titoli di stato sia a medio che a breve termine (bot sotto l’1%);

-         migliora la raccolta del sistema bancario;

-         si conferma la tenuta e l’aumento dell’export;

-         sta ripartendo il mercato delle acquisizioni, in quanto medie aziende sono comperate da investitori esteri, ma anche medie aziende italiane fanno shopping all’estero.

 

Dovrebbero svilupparsi anche le acquisizioni Italia su Italia, perché è oramai noto che è necessario il rafforzamento della dimensione media delle nostre imprese. Più cresceranno le Pmi, più avranno chance di farcela a superare la crisi, spingendosi all’estero e mantenendo l’occupazione.

Le banche cosa fanno in questo processo di riorganizzazione? Assistono passive o intervengono attivamente?

A nostro avviso per lo più si leccano le ferite ed intanto aumentano tassi (con generalizzate in arrivo anche con l’inizio dell’anno, nonostante una situazione finanziaria migliorata) e applicano nuovi balzelli accessori (che ne dite della commissione di istruttoria veloce-Civ?, sugli sconfinamenti anche di poche centinaia di Euro). Non si chiede alle banche di immolarsi senza tenere conto delle regole di mercato, ma di recuperare la capacità di selezionare ed erogare il credito. La chiusura dei rubinetti del credito non è solo figlia delle strette regole di Basilea, ma anche l’effetto perverso di una cultura bancaria che ha perso i contatti col territorio. Ci risulta che il 30% delle richieste di fido, pur in presenza delle garanzie dei Confidi, siano state rigettate o accolte solo parzialmente. E’ la dimostrazione che tutta l’organizzazione delle banche dai direttori di Filiale, ai gestori e soprattutto al risk manager, di fronte alla paura di sbagliare, preferiscono rifiutare o limitare il credito, calcando la mano sulle condizioni in caso di delibere in senso positivo.

Allora per sbloccare la situazione perché l’Abi, Confindustria, Rete Imprese Italia, Alleanza delle Cooperative, Sindacati, Associazioni di Consumatori etc., invece di scrivere manifesti ed indire convegni non provano ad assumere in modo trasparente impegni reciproci?