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BANCHE, SERVE UN CAMBIO DI PASSO  

2013-10-10 00:00:00.0000000

BANCHE, SERVE UN CAMBIO DI PASSO

così afferma il governatore Bakitalia al convegno Fondazione Rosselli

(dal Sole 24 ore di martedì 8 ottobre 2013)

 

Meno BTP e più prestiti alle famiglie ed imprese  afferma ancora il Governatore. A suo dire non ci sono soluzioni facili e indolori per far sì che il sistema creditizio italiano torni a svolgere in pieno la sua funzione di supporto dello sviluppo economico. Tante belle parole, seguite da una serie di suggerimenti per mettere in atto interventi atti a far girare il volano del credito. Abbiamo già sentito innumerevoli volte che le banche devono riorganizzarsi, partendo dalla “governante”, dalla riduzione dei costi incentrata sulla riduzione del personale ed infine dalla necessità di una progressiva riduzione del portafoglio dei titoli di stato per far spazio all’erogazione di maggior credito alle imprese e alle famiglie.

Intanto allo sportello ci sentiamo dire che a causa dell’adozione del sistema di valutazione del credito, imposto da Basilea, prima 2 ora 3 (ancor più restrittivo), dell’onere dello spread rispetto al Bund tedesco e, dulcis in fundo, del peso delle sofferenze accumulate durante la crisi, il credito non può essere erogato a tutti i richiedenti (a volte non viene perfino rinnovato e/o viene molto spesso ridotto), mentre vengono applicati sempre più costi diretti maggiorati (tassi, commissioni, recuperi spese), senza parlare degli indiretti, derivanti dalla necessità od opportunità (come dicono le banche) di ricorso ai consorzi di garanzia.

Intanto fino a quando si discute in tutti i consessi, i taeg applicati, che rileviamo dagli estratti conto di gran parte delle pmi, sono oramai oltre la soglia di sopportazione e stanno affossando non solo le aziende decotte ma anche quelle la cui redditività lorda viene totalmente erosa dagli oneri bancari.

Si salvano le banche, mentre il sistema economico delle pmi collassa e aumentano i crediti in sofferenza: un gatto che si mangia la coda.

Da tempo autorevoli commentatori (mondo accademico, studiosi di economia finanziaria, esponenti delle categorie economiche) suggeriscono il ricorso allo strumento della “bad bank” per separare il passato (raccoglitore delle sofferenze sinora accumulate) dal futuro, e consentire alla banche, liberate dal fardello dei crediti deteriorati, di ritornare a finanziare il presente ed il futuro.

Altri ancora argomentano che è il mercato che deve far selezione e quindi le banche devono, ‘motu proprio’, liberarsi dei ‘non performing credits’ (acronimo Npl), facendo pagare agli azionisti – fondazioni etc. l’operazione di pulizia di bilancio.

Dal nostro punto di vista la situazione è talmente eccezionale che sperare in un riequilibrio veloce nel tempo del sistema bancario è pura utopia e rappresenta uno dei motivi dell’inazione, a tutti i livelli, che ha lasciato priva di tutela il sistema della pmi. e alle banche la mano libera nel ridurre il credito e all’aumento delle condizioni.

A quando il vero cambio di passo?

Quando si inizierà a trasformare le parole dei convegni in fatti concreti allo sportello bancario?