SOLDI SOTTO IL MATERASSO O LIQUIDI IN BANCA, PESSIMO AFFARE
Cash e conti in banca vengono erosi dall’inflazione: in 20 anni 1000 euro sono diventati 588.
E’ una perdita per le famiglie, per le imprese e per l’economia reale di cui si auspica il rilancio. I 1.400 miliardi circa di euro tenuti in contanti o sui depositi bancari da famiglie e aziende italiane (300 miliardi in più in 10 anni) sono occasioni perse di investimento e di sviluppo.
Troppa liquidità bloccata. Ciò non significa che i risparmi non vadano tenuti nei conti. Non significa rinunciare alla prudenza. Significa però che non bisognerebbe esagerare, perché una gestione più equilibrata della liquidità potrebbe trasformarsi in vantaggi per le famiglie e le imprese.
I dati sopra riportati dal Sole 24 Ore sul risparmio aggiungono che nella storia gli investimenti finanziari alternativi hanno invece reso di più: gli stessi 1.000 € investiti in Borse globali in 20 anni sarebbero diventati 2.154 €, investiti in bond globali (obbligazioni) 2.241 €. E’ vero che i mercati sono rischiosi e volatili e che i risultati del passato non sono confermabili per il futuro. Tuttavia negli ultimi 100 anni azioni e bond hanno battuto il rendimento cash: in termini reali 1% medio all’anno per i bond e del 4,2% per le azioni, cioè 100% per i Bond , 420% per gli azionari e che non è cifra da poco.
Più cash ha voluto dire meno investimenti, al di là dell’attuale discussione sul contante avente valenza meramente fiscale.
Prendiamo in esame le aziende non finanziarie che da gennaio 2019 hanno aumentato i saldi in conto corrente di quasi 40 miliardi di Euro, più altri 5 miliardi tenuti da famiglie produttrici (micro-imprese).Denari che le imprese avrebbero potuto investire in impianti, acquisizioni, assunzioni, almeno in parte. Invece sono rimasti fermi a tassi zero e ora come comincerà a fare l’Unicredit saranno colpiti da tassi negativi al di sopra dei 2 milioni di euro di giacenza. Inizio di un cambio epocale nella tenuta e remunerazione dei depositi cash in banca.
Per le famiglie sul mercato esistono strumenti che a piccole dosi (fondi comuni, Pir, piani di risparmio o polizze assicurative-previdenziali etc.), al netto della componente del rischio, permetterebbero ai risparmiatori di finanziare l’economia reale e le Pmi in particolare.
Ovviamente non esiste un mix perfetto tra conto e investimenti, perché ognuno ha una diversa propensione al rischio, differenti esigenze e orizzonte temporale, tuttavia un minimo di disgelo di quei 1.400 miliardi cash sui conti, sotto il materasso o cassette di sicurezza, dovrebbe essere perseguito da chi ci governa e dalle banche per dare linfa a se stessi e al proprio Paese, creando così i presupposti di certezze di rendimento e di stabilità che farebbero da volano ad una sana ripresa economica che gratificherebbe tutti.