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Serviva un governo forte  

2013-03-08 00:00:00.0000000

SPERAVAMO IN UN ESITO DIVERSO DALLE ELEZIONI

Serviva un governo forte per impostare una politica industriale e creditizia di sviluppo ed espansione del credito, invece abbiamo un governo provvisorio per l’ordinaria amministrazione, in attesa di un nuovo governo che potrebbe essere  debole, mentre è quasi certo un periodo di una instabilità che non ci permetterà di uscire dalla crisi economico-finanziaria che potrebbe  anzi aggravarsi.

 

Di seguito esponiamo una soluzione per la ripresa che avevamo individuato , ma che sarebbe attuabile solo se perseguita da  un governo forte, certamente non da un governo costretto all’ordinaria amministrazione. E’vero che in Belgio ci  sono stati due anni senza governo e la situazione economica  è paradossalmente migliorata, quasi che l’esistenza di un ‘pilota automatico’ fosse migliore dell’intervento manuale del comandante, ma l’Italia è  in una situazione così complicata che l’assenza di governo in pienezza delle sue funzioni non è sicuramente un vantaggio.

 

Avevamo pensato un modo per iniettare liquidità nel sistema paese come segue:

 

Governo, associazioni di categoria,  sistema bancario, Banca d’Italia,  Bce , tutti coinvolti in una politica monetaria  non convenzionale, finalizzata alla ripresa del credito , motore per la ripresa economica.

 

In presenza di uno scenario  di caduta anche a gennaio 2013 dei finanziamenti alle imprese ( -3,3%)  e allo stesso tempo dell’incremento delle sofferenze nette (64,3 Miliardi di €),  mentre  l’entità media dei tassi passa dal 3,58% al 3,71%, creando difficoltà alle imprese e, nonostante questa presa di beneficio sui tassi ,   anche il sistema bancario che non riesce a trovare un equilibrio. Classica situazione dove il gatto si morde la coda, mentre bisogna trovare il modo di erogare maggior credito alle imprese, evitando alle banche di imbarcare ulteriori sofferenze non sopportabili.

L’idea è quella di presidiare le nuove erogazioni di credito con garanzie di qualità , al fine di tutelare  nel contempo anche i risparmiatori che affidano i loro fondi alle banche.  

Una possibile risposta a questa duplice esigenza può venire dai crediti vantati dalle imprese verso la Pubblica Amministrazione ( 71 miliardi di € circa) .

Uno Stato affidabile  e credibile deve ritornare a pagare nei termini previsti dall’Ue i suoi crediti emergenti ( 30 giorni) e  garantire il pagamento dell’arretrato , inserendo la manovra in una strategia di credibilità fiscale .  I crediti ‘statali’ delle imprese devono allora essere considerati dalla banche  come garanzia per l’erogazione di nuovi crediti . Perché ciò avvenga è auspicabile un accordo di sistema, in modo tale che tale garanzia valga non solo per le imprese nei confronti delle banche , ma anche alle banche venga concessa la possibilità di  smobilizzare tali crediti presso la Bce, in un nuovo circuito virtuoso della liquidità. In passato Bce ha fornito liquidità alle banche che l’hanno usata per acquistare titoli di stato e sistemare i loro bilanci. Qualora  questa volta  la Bce accettasse i 70 miliardi di crediti  vantati dai fornitori dello Stato Italiano, presentati dal sistema bancario italiano, la liquidità sarebbe destinata sicuramente all’economia reale, generando un volano positivo per la auspicata ripresa del mercato interno. Sarebbe una politica monetaria espansiva non convenzionale, ma molto più mirata ed efficace del normale abbattimento di un quarto di punto  del tasso di riferimento ( attualmente allo 0,75%), perché stimolerebbe credito e sviluppo in paesi dell’Eurozona sacrificati dall’attuale politica di austerity fiscale,  senza per questo abbandonare la disciplina dell’espansione della base monetaria.

Noi crediamo che la Bce e Mario Draghi ci stiano pensando, che gli altri governi Europei potrebbero approvare una simile manovra, ma abbiamo bisogno di  un governo credibile e ad istituzioni coese per  reclamare in  Europa  un rapido intervento in tal senso.