L’esito delle verifiche a cui sono state sottoposte 130 maggiori banche europee è stato a nostro avviso positivo per il settore bancario, nonostante i mezzi di comunicazione abbiano focalizzato l’attenzione soprattutto sul fatto che due banche italiane: Montepaschi di Siena e Carige, siano state bocciate. In realtà ci si attendeva di peggio e anche la bocciatura va interpretata in quanto le pagelle erano tre e solo due banche non superano il test, in uno scenario catastrofico, che difficilmente potrà ripetersi, a nostro avviso, nel breve termine. Noi andiamo controcorrente affermando che il capitale necessario per mettere in sicurezza tutte le banche italiane non è enorme e di difficile reperibilità, casomai tale operazione andava fatta prima.
Non vorremmo che la confusione e le paure sulla tenuta delle banche fosse un alibi per continuare con la politica delle restrizione del credito di cui invece l’economia reale e, le Pmi in particolare, hanno estremo bisogno da tempo. Anche i risparmiatori ed i depositanti non devono temere crisi di liquidità da parte del sistema bancario italiano, che esce sano e rispondente dai test effettuati. Come già detto varie volte è solo necessario procedere sulla via delle aggregazioni mirate all’ottenimento di dimensioni ottimali che coniughino la presenza sul territorio con la sostenibilità dei costi fissi.
Cerchiamo allora di fare chiarezza, perché la chiave di lettura delle verifiche va fatta analizzando le singole pagelle a cui le banche sono state sottoposte, non soffermandosi solo sull’ ultima, cioè quella del stress test nello scenario catastrofico, e tenendo conto degli esaminatori nell’ordine: Bce (Banca centrale Europea che dal 4 novembre 2014 sarà l’organo di vigilanza delle maggiori banche europee), Eba (Autorità bancaria europea) e autorità bancaria nazionale (Banca d’Italia).
La prima pagella si riferisce alla Bce che ha effettuato AQR (Asset Quality Rewie) sui bilanci delle banche al 31.12.2013, cioè la valutazione della qualità degli attivi, in sostanza se negli attivi delle banche vi erano crediti di scarsa esigibilità non fronteggiati da fondi svalutazione o garanzie adeguate. Da tale verifica Creval, Banca Popolare di Vicenza, Banca Popolare di Sondrio, e Banco Popolare hanno evidenziato necessità di interventi ma di modesta rilevanza, mentre Bpm, Veneto Banca, Carige e Mps hanno mostrato una carenza rilevante. Quindi prima pagella con 4 banche rimandate e 4 bocciate. Il totale delle carenze rilevate è di 3.251 mln di € le eccedenze 20.617, quindi il sistema bancario nel suo insieme potrebbe da solo, teoricamente compensando le due situazioni (leggasi aggregazioni) superare le transitorie difficoltà.
Seconda pagella riguarda il stress test effettuato dall’Eba che prevede uno shock economico-finanziario di base che vede bocciate tutte le otto banche sopra menzionate. Il totale delle carenze salgono a 5.290 mln € in presenza di eccedenze per 19.049 mln €.
Nel frattempo le banche, che già sapevano di non essere in grado di superare le verifiche, erano corse ai ripari ed erano intervenute nel corso del 2014 cedendo assets o procedendo con adeguati aumenti di capitale, per cui in uno scenario di crisi ‘based’ (cioè normale) tutte le 8 banche italiane indagate di poter entrare in difficoltà, allo stato attuale, sarebbero in grado di superarla.
Quindi alla fine solo 2 banche italiane (MPS e Carige) risultano bocciate alla terza pagella, quella di uno scenario di crisi catastrofica oltre misura (-7% del Pil) e si sono rivelate carenti di capitale per affrontare lo scenario peggiore. Carige deve recuperare 811 mln € e MPS 2.111 mln € di mezzi propri.
Bankitalia si è un po’ irritata per tale bocciature con calcoli su scenari catastrofici improbabili e con l’utilizzo di criteri opinabili che hanno avvantaggiato le banche di altre nazioni, poco esposte sull’economia reale e molto di più sui mercati finanziari.
Sulla stampa nazionale ed internazionale è stato un coro di attenzione sul sistema bancario italiano che è uscito male dallo stress test e bocciato. I mercati hanno reagito male ed in maniera parossistica, mentre a nostro avviso il sistema bancario italiano esce meglio del previsto se dimostra di poter contare su un tesoretto di riserve di ben 22,6 miliardi di € anche in caso di crisi catastrofica ed è giunto il momento che cominci a finanziare di nuovo l’ economia senza il freno a mano tirato per rispettare le regole di Basilea 3 ed i stress test, come ha fatto finora .
Qualche segnale dalle grosse banche (UniCredit ed Intesa) di allargamento del credito e di diminuzione dei tassi l’abbiamo percepito, peccato che finora si siano rivolte ai clienti migliori e più affidabili, trascurando ancora le Pmi in difficoltà che avrebbero bisogno di più attenzione e credito a tassi accettabili.