E‘ la riforma che intende ovviare a lacune e difetti di Basilea 2, posti in evidenza con lo scoppio della crisi che si è sviluppata dapprima sul mercato finanziario americano e si è poi trasferita all’intera economia mondiale. La nuova regolamentazione – che entrerà in vigore il 1° gennaio 2013 ma sarà pienamente a regime a partire dal gennaio 2019 – intende rafforzare l’assetto regolamentare internazionale in materia di patrimonio e di liquidità degli intermediari, con l’obiettivo di promuovere un sistema bancario più robusto. La finalità è quindi quella di assicurare che il settore bancario assorba gli shock anziché trasmettere il rischio al sistema finanziario ed all’economia più in generale. L’accordo è stato approvato il 12 settembre 2009 dal Comitato di Basilea (vedi sua composizione sub “Comitato di Basilea”) e successivamente (12 settembre 2010) approvato sotto il profilo tecnico dai Governatori delle Banche Centrali dei 10 Paesi più industrializzati (G10).
E’ finalizzato a creare una relazione più stringente tra i requisiti patrimoniali del settore bancario ed il contesto macrofinanziario in cui operano le banche. Qualora si reputi che un’eccessiva crescita del credito aggregato sia associata all’accumulo di rischi sistemici, le autorità centrali attiveranno il buffer anticiclico, con l’obiettivo di assicurare che il sistema bancario disponga di una riserva patrimoniale che lo tuteli dalle perdite potenziali future.
Sono dei “cuscinetti” (accantonamenti) volti ad assicurare che, nei periodi non caratterizzati da tensione, le banche accumulino riserve patrimoniali alle quali attingere per assorbire le perdite subite. Prevedono ad esempio che – in assenza di aumenti di capitale finanziati dal settore privato – gli utili non distribuiti vadano aumentati sino a ricostituire il patrimonio a livello dei requisiti minimi previsti. Il buffer di conservazione del capitale sarà introdotto gradualmente tra il 1° gennaio 2016 e la fine del 2018 per essere pienamente operativo dal 1° gennaio 2019